domenica 8 gennaio 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 27: DICKEY BETTS & GREAT SOUTHERN

DICKEY BETTS & GREAT SOUTHERN (1977)






La luce della foto in copertina, scattata al Parco Nazionale Ramble Mansion a Ellenton in Florida, sembra quella giusta dell’orario d’aperitivo. Dickey Betts e la sua nuova band GREAT SOUTHERN pasteggiano con chitarre e una bottiglia di Jack Daniel’s sul tavolo mentre sullo sfondo una donna con la gonna svolazzante gioca con dei bambini davanti al grande palazzo bianco in stile vittoriano. Dopo la morte di Duane Allman, il ruolo del chitarrista di West Palm Beach diventa basilare all’interno delle meccaniche degli Allman Brothers (culminate nell’epocale e diverso BROTHERS AND SISTERS), ma Betts tenta anche la carta della carriera solista per mettere in mostra le altre sfumature delle sue capacità come autore. Dopo l’esordio HIGHWAY CALL del 1974, incentrato attorno al violino di Vassar Clements e ad suono country bluegrass, con il secondo album le atmosfere virano verso un southern blues più vicino alla band madre, spesso accurate e fluenti, da viaggio al tramonto: più ritmate come l’apertura ‘Out To Get Me’ con la slide di Betts sempre in cattedra e la chitarra di Dangerous Dan Toler (passato a miglior vita nel 2013) e l’armonica dell'ospite Topper Price ad accompagnare, il boogie di ‘Run Gipsy Run', con ‘Nothing You Can Do’ dove le tastiere di Tom Broome sono maggiormente in evidenza o la più movimentata del lotto ‘California Blues’, a mettersi in mostra, qui, è la sezione ritmica formata da Ken Tibbets (basso), Doni Sharbono e Jerry Thompson (batteria).
Non manca la distensione country da veranda in prima serata, appunto: la nostalgica rilassatezza di canzoni come ‘Sweet Virgina’ e della sognante ‘The Way Loves Gone’, fino ai sette minuti finali di ‘Bougainvillea’, scritta insieme al futuro Miami Vice, Don Johnson, con la sua partenza morbida e il finale jammato più vicino a quello che la band sapeva proporre dal vivo e ben immortalato nel live Rockpalast 1978.






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