martedì 3 aprile 2018

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 57: BOB DYLAN (Infidels)

BOB DYLAN   Infidels (Columbia Records, 1983)




“’Jokerman’ mi è sfuggita di mano. Molte canzoni di INFIDELS mi sono sfuggite di mano. E’ andata così” Bob Dylan taglia corto e sembra bocciare senza appello quello che spesso viene ricordato per essere il ritorno alla laicità dopo i tre dischi della svolta religiosa. INFIDELS in verità continuò ad essere pieno di citazioni religiose (su tutte l’iniziale ‘Jokerman’-a chi si riferiva?-e ‘Man Of Peace’) ma bastarono un poker di canzoni fortemente radicate nelle strade polverose del presente per far tirare un sospiro di sollievo a molti fan e decretare INFIDELS come il miglior album da molti anni. In verità a Dylan sfuggirono le migliori canzoni registrate in quel periodo, lasciate inspiegabilmente fuori.Videro la luce ufficialmente solo anni dopo con la prima uscita delle BOOTLEG SERIES: la fila è guidata da ‘Blind Willie McTell’ (uno dei vertici dylaniani del periodo, in grado di rivaleggiare ad armi pari con tutti i classici), seguono ‘Tell Me’, ‘Lord Protect My Child’, ‘Foot Of Pride’. Altre come ‘Death Is No The End’ e ‘Clean Cut Kids’ verranno recuperate in album successivi. Rimangono solo le otto tracce scelte da un Dylan che con un colpo di spazzola maldestro sembrò rovinare il buon lavoro fatto dal produttore scelto da lui stesso: Mark Knopfler (la prima scelta fu addirittura Frank Zappa). Una collaborazione nata per SLOW TRAIN COMING e che qui poteva raggiungere alti vertici se solo Dylan non si fosse intrufolato in studio di registrazione, aproffitando dell’assenza di Knopfler-ai tempi sì ai vertici con i Dire Straits- mettendo mani ai pezzi già pronti con alcune sovraincisioni.
“Avevamo preparato le basi musicali e cantato i brani perlopiù dal vivo. Solo in un secondo tempo, quando avevamo preparato parecchio materiale, lo avevamo reinciso…Volevo che fosse un lavoro più completo, qualcosa che non mi ero mai ripromesso per gli altri album… Gli Eagles, per esempio, facevano delle belle canzoni, ma ogni loro nota era prevedibile: con INFIDELS stavo cominciando a provare una sensazione simile, e non mi piaceva affatto, così avevamo deciso di rifare le parti vocali…”.
© Lynn Goldsmith 1983
Il risultato fu comunque eccellente (a parte la rottura con Knopfler) grazie a un suono rock blues incisivo, pulito e contemporaneo, merito di una band che vedeva come sezione ritmica il duo giamaicano formato da Sly Dumbar e Robbie Shakespeare, Mark Knopfler e l’ex stones Mick Taylor alle chitarre e Alan Clark dei Dire Straits alle tastiere. Accanto alle prese di posizioni politiche del country rock’n’roll tra economia e globalizzazione di ‘Union Sundown’, del rock blues pro Istraele di ‘Neighborhood Bully’, della ballata pacifista e umanamente disfattista di ‘Licensed To Kill’ (Dylan è chiaro nel ritenere il primo passo sulla luna come il primo passo dell’umanità verso l’autodistruzione) compaiono un paio di composizioni abbastanza atipiche e dal sapore caraibico come la lunga apertura ‘Jokerman’ che grazie al video fece la sua comparsa su MTV e l’introspettiva ‘I And I’, uno dei migliori testi del disco (“I And I’ è una delle canzoni caraibiche. Ho passato un anno giù ai Caraibi e ne è venuta fuori una serie di canzoni tra cui questa”). A chiudere la quiete di ‘Don’t Fall Apart On Me Tonight’ (che fa il paio con ‘Sweetheart Like You’) con un Dylan ispiratissimo alla voce in un testo personale che si divide tra amore e fede. Il faccione di Dylan ritorna a campeggiare in copertina, cosa che non succedeva da molto ma forse è la foto interna, scattata dalla ex moglie Sara, la più significativa per azzardare un “è tornato il Dylan che conosciamo!”: Bob Dyaln inginocchiato sulla sommità di una collina, il panorama della città di Gerusalemme al tramonto sullo sfondo.


© Lynn Goldsmith 1983


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