lunedì 15 gennaio 2018

RECENSIONE: CHEAP WINE (Dreams)


CHEAP WINE-Dreams (Cheap Wine Records, 2017)






 è ora di sognare
Ormai dei veterani del rock italiano, i pesaresi Cheap Wine non hanno bisogno di troppe presentazioni così come non sono mai venuti a compromessi con niente e nessuno: la scelta di continuare ad autoprodursi, con il basilare aiuto del crowdfunding questa volta, dopo anni (e sono venti!) non può che deporre a loro favore quando si tratta di misurarne il livello d’indipendenza. Anche se mi piace immaginare le lotte con i mostri là fuori, pronti ad avanzare indecenti compromessi per fare il grande salto mainstream nell’epoca in cui un contratto discografico non lo si nega nemmeno all’ultimo dei concorrenti di un talent. I Cheap Wine rimangono duri e puri. Così come la loro musica. DREAMS è il disco che conclude la trilogia iniziata da BASED ON LIES (2012), proseguita con BEGGAR TOWN (2014) e intervallata dall’originale e bel disco dal vivo MARY AND THE FAIRY uscito nel 2015 che metteva completamente a nudo la loro vera anima musicale costruita su un approccio al rock libero e incontaminato che solo i grandi dalla forte personalità possono permettersi, e la band dei fratelli Marco e Michele Diamantini (Andrea Giaro al basso, Alan Giannini alla batteria e con il sempre più riconoscibile e indispensabile tocco di Alessio Raffaelli alle tastiere) rientra a pieno merito nella categoria dei grandi. L’ascolto di due canzoni come ‘Pieces Of Disquiet’ e dell’iniziale ‘Full Of Glow’ potrebbero bastare per descrivere il loro approccio alla musica lontano da qualsiasi etichetta se non un semplice e inclusivo “rock”: la prima avanza con il passo lento, sinuoso, scuro e avvolgente, quasi pinkfloydiana nella struttura, la seconda è un attacco di chitarre fiero e indipendente a metà strada tra gli Heartbreakers di Tom Petty, i Dream Syndicate i gli amati Green On Red. Dopo aver lottato con le menzogne e camminato tra le rovine, i personaggi delle loro canzoni iniziano a lanciare lo sguardo oltre il grigio. Il pezzo mancante della trilogia sono i sogni: il futuro inizia a schiarirsi, colorarsi e fiorire. La copertina del disco , sempre curatissimo il lavoro che c'è dietro, lo annuncia in anticipo. Sognare non è più vietato, sperare è un dovere. Che sia di buon auspicio per il 2018 e oltre.




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