martedì 3 ottobre 2017

RECENSIONE: DAVID CROSBY (Sky Trails)

DAVID CROSBY Sky Trails (BMG, 2017)






L’uscita del bellissimo CROZ nel 2014 , con quel titolo, sembrava la risposta giusta all’amnesia che si portava dietro dal titolo del primo ineguagliabile disco solista uscito nel 1971 (“il punto più alto per me. Era un momento difficile della mia vita, ma Jerry Garcia era lì quasi ogni notte…” racconta in una intervista rilasciata a Spin in questi giorni). Chi l’ avrebbe mai pensato che nel giro di un paio d’anni David Crosby avrebbe fatto uscire tre dischi: una prolifica ispirazione che forse mai gli era appartenuta prima. Una corsa ininterrotta che sembra abbia voglia di riprendersi tutti gli anni persi e buttati all’aria per troppi vizi e cattiva salute. SKY TRAILS esce a un solo anno di distanza dal precedente LIGHTHOUSE e musicalmente sembra prendere altre direzioni mettendo totalmente allo scoperto l’amore per il jazz, ma non solo. Lo si capisce fin dall’apertura ‘She ‘s Got To Be Somewhere’, un quasi dichiarato omaggio ai Steeley Dan di Donald Fagen e del recentemente scomparso Walter Becker : “ Ho sempre amato i Steey Dan. La loro scrittura è incredibilmente buona”. Non l’unico amore ad uscire da questo disco: la cover, l’unica del disco, di ‘Amelia’ di Joni Mitchell è un altro: “Credo che Joni sia la migliore cantante songwriter vivente”. Là dove Lighthouse era un disco acustico e quasi solitario, Sky Trails è un lavoro di squadra a tratti sofisticato ma sempre lucido e pulito, perfino troppo in alcuni passaggi. “ Ci sono complessita', sottigliezze e strutture intricate in queste canzoni, cose con cui mi sono sempre sentito a mio agio”. Suonano: il sassofonista Steve Tavaglione, il batterista Steve DiStanislao, il bassista Mai Agan. Il disco è prodotto e condotto musicalmente dal figlio (ritrovato) James Raymond (coautore di metà delle canzoni) e avanza sinuosamente in maniera spesso languida tra ricami jazzati (tra il passato del suono di un sax e il presente di battiti elettronici molto anni ottanta: 'Capitol', 'Sell Me A Diamond' con Greg Leisz alla pedal steel) e una vocalità che a 75 anni è ancora miracolasamente intatta e che esce allo scoperto nella ballata pianistica 'Before Tomorrow Falls On Love', uno dei vertici dell'album, scritta insieme a Michael McDonald. Senza dimenticare mai il passato, che riaffiora negli antichi graffi politici e sociali presenti in ‘Capitol’, il personale dito medio alzato al governo, e nella title track a due voci, una canzone folk scritta e cantata insieme a Becca Stevens. Intanto, come dichiarato, sembra che l’amore per il jazz possa continuare anche per il futuro…quello lì, dietro l’angolo del prossimo disco che non si farà più aspettare troppo. Nuovamente.


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