giovedì 13 luglio 2017

RYAN ADAMS live@Anfiteatro Del Vittoriale, Gardone Riviera (BS), 12 Luglio 2017

Già da alcune foto e un filmato postati nel tardo pomeriggio nel profilo instagram dallo stesso RYAN ADAMS, si poteva capire che il Vittoriale di Gardone Riviera gli andasse a genio. Come dargli torto? Posto incantevole, acustica giusta e senza pecche, visuale perfetta. Aggiungo: tramonto e luna sul lago di Garda, lì appena dietro il palco. Era lecito, quindi, aspettarsi qualcosa in più rispetto a quanto offerto la sera prima a Roma. I racconti di chi c'era non sono stati entusiasmanti. Così è stato. Non tanto nella scaletta e nei suoni che testimoniano l’amore e la fedeltà nei suoi due ultimi lavori in studio RYAN ADAMS e PRISONER ('Outbound Train' e 'Trouble' tra le mie preferite): per me un aspetto positivo e vero giudice per tastare un artista con più di quindici album in carriera che non ha nessuna intenzione di vivere nel passato, quanto nel modo di affrontare il pubblico, con un piglio che mixa insieme arroganza, dietro cui si cela una latente fragilità emotiva e tanta timidezza, e spensierata giocosità da eterno fanciullo. Ryan Adams si veste come noi ai concerti e potrebbe essere quello al tuo fianco se ti volti: t-shirt dei suoi gruppi metal preferiti (anche se stasera indossa una delle sue magliette), jeans e scarpe da ginnastica. Ecco che quel inquietante gattone nero incappucciato che ogni tanto sbucava fuori dalle retrovie con un tamburello in mano, che unitamente agli ampli giganti richiamano il Rust Never Sleeps tour di Neil young, diventa il suo alter ego aizzatore di folla che gli permette di starsene quasi sempre in seconda fila a comandare la giovanissima band e essere giudice nel bene e nel male della serata. Dai divertenti siparietti con i musicisti al cazziatone iniziale, con quasi espulsione, rivolto a qualcuno in prima fila che smanettava troppo con il cellulare, fino a captare gli assist del pubblico trasformandoli in musica: un blues improvvisato (‘Walter Grey’) e poi rispolverare la chitarra acustica facendoci capire che la sua anima folk, tanto cara ai die hard fan della prima ora, è ancora viva e necessita solo di essere spronata quel giusto (‘English Girls Approximately’ è un piccolo gioiello). Ed è già tanto. La serata è vissuta di due momenti ben distinti, l'inizio sparato senza soste a presentare gli ultimi due album dal taglio rock chitarristico ma tanto inclini al pop, album saccheggiati per bene durante tutta la serata, una parte centrale dominata da una 'Cold Roses' jammata fino a raggiungere territori psichedelici, immediatamente seguita da una veloce scheggia punk tratta dal personale tributo alla scena hardcore americana degli anni 80 ('When The Summer Ends') e una seconda parte molto più sciolta, improvvisata e dilatata dove il genio musicale di Adams è venuto allo scoperto senza più timori, scavando anche nel passato.
Il bel finale sulla tirata di 'Shakedown In 9th Street' lo vedete nella foto qui sotto e non ha bisogno di troppi commenti.







SETLIST
Do You Still Love Me?/Gimme Something Good /Am I Safe/Stay With Me/Outbound Train/Prisoner/Let It Ride/Juli/Doomsday/When the Stars Go Blue/Anything I Say to You Now/Cold Roses/I See Monsters (plus Cold Roses reprise)/When the Summer Ends/This House Is Not for Sale/I Just Might /Two/English Girls Approximately/Walter Grey/Halloweenhead /Sweet Illusions /Everybody Knows /New York, New York /To Be Without You /Trouble /Shakedown on 9th Street


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