lunedì 5 dicembre 2016

RECENSIONE: STONER TRAIN (Bannermen Of Lost Generation)

STONER TRAIN   Bannermen Of Lost Generation (2016)





Il nome potrebbe far pensare a una band proveniente dai deserti di Palm Spings arrivata fuori tempo massimo, diciamo con un ritardo di circa vent’anni, invece la pesante locomotiva proviene direttamente dalla fredda Mosca, forgiata nelle officine russe, e si trascina dietro già tre album e un paio di ep ma dal nome si capisce solo un 25% della loro proposta musicale. Attualmente a bordo ci sono solo due elementi ma bastano e avanzano per creare un micidiale cocktail di southern rock e orgoglio combattivo: la chitarra slide e la voce cavernosa sono di Serj Gdanian che domina in lungo e in largo durante le nove canzoni (per mezz'ora di musica), e la batteria è dell’italiano Ivan Mostacci, incontrato a Berlino ai tempi del terzo album e mai più uscito dalla formazione. Un disco cinico e dallo humor nero che non si prende mai troppo sul serio, nato liricamente prendendo spunto dal film cult Taxi Driver-così dicono loro-ma che musicalmente corre lungo le rotaie della vecchia America dove accanto all’assalto sonoro dell'iniziale title track trovano spazio, in abbondanza, chitarre acustiche, armonica, e banjo. La dark ballad ‘I Know The End’ valga per tutte. Prendete Zakk Wylde, gli Alabama Thunder Pussy, i Four Horsemen, Danzig, i Lynyrd Skynyrd, Hank Williams III, Scott H Biram, Johnny Cash qualche vecchio cantautore country blues, metteteli tutti insieme sopra un treno e sganciate il freno in discesa, quello che otterrete sono gli Stoner Train. Nulla di originale ma un guazzabuglio per palati forti, abbastanza intrigante per andare oltre il terzo ascolto.





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