venerdì 18 dicembre 2015

RECENSIONE:DANZIG (Skeletons)

DANZIG  Skeletons  (Evilive Music, 2015)






Il vecchio Danzig (quest'anno sono 60) si pitta come ai tempi dei Misfits, si fa fotografare in copertina rendendo omaggio a PIN UPS di David Bowie (già coverizzato a suo tempo con 'Cat People') e soffia sulla polvere del vecchio giradischi dimenticato in cantina. SKELETONS è l’omaggio alla musica con cui è cresciuto e quella che ha portato avanti e suonato in carriera, dal punk all’heavy blues fino alle derive industrial. Un disco pronto da anni ma che da quell’armadio non voleva uscire, e sembra che ci sia un disco intero con cover di Elvis Presley già pronto da qualche altra parte, si intitolerà semplicemente DANZIG SINGS ELVIS. Dieci cover pescate dai personali ricordi che cercano di ripercorrere le impronte della sua vita da ascoltatore, molto prima che i Misfits prendessero forma. Dagli immancabili omaggi a Elvis Presley, appunto, con ‘Let Yourself Go’e Black Sabbath (‘N.I.B.’), ai più curiosi ripescaggi dalle colonne sonore di due road movie di fine anni sessanta come Devil’s Angels e Satan Sadist. Gli anni sessanta e il garage rock di The Troggs (‘A Girl Like You’), The Rascals (‘Find Somebody’) e The Litter (‘Action Woman’) la fanno da padrone. Meno convenzionali le cover di ZZ Top (Rough Boy), l’unica presa dagli anni ottanta, Aerosmith (‘Lord Of The Thigs’) e il curiosissimo finale affidato agli Everly Brothers  di ‘Crying In The Rain’. La produzione è spesso sporca (volutamente?), a tratti confusa, ma i musicisti che lo accompagnano sono di prim’ordine: dall’ormai fido Tommy Victor (Prong) a Johnny Kelly (Type O Negative). Ci si diverte, ma ovviamente è tutta roba (solo) per fan, come si dice.



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