sabato 7 febbraio 2015

RECENSIONE: DEVON ALLMAN (Ragged & Dirty)

DEVON ALLMAN  Ragged & Dirty (Ruff Records, 2014)



Sangue buono
Portare questo cognome nell’anno in cui ‘At Fillmore East’ è stato celebrato a dovere con l’esaustivo box e le recenti dipartite dalla band di Warren Haynes e Derek Trucks hanno riportato l’attenzione sull’ Allman Brothers Band (triste commiato o nuova rinascita?) non deve essere facile. Eppure, con il secondo album solista il quarantaduenne figlio d’arte piazza un disco che si abbevera tanto alla fonte del padre Gregg, spaziando tra le terre del sud, quanto tra le vie di Chicago, facendo della “varietà di qualità” un punto di forza: tra suoni più rocciosi (Ten Million Slaves), lunghi strumentali (Midnight Lake Michican) e funk pieni di groove (I’ll Be Around), Devon si conferma chitarrista e cantante dall’anima profondamente soul, caratteristiche forse troppo mimetizzate all’interno del suo gruppo Royal Southern Brotherhood, ma qui bene a galla, anche rispetto al precedente Turquoise. Quando il buon sangue che scorre tra le vene non viene sperperato.
da CLASSIX #42

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