sabato 18 ottobre 2014

RECENSIONE:ADAM COHEN (We Go Home)

ADAM COHEN We Go Home (Cooking Vinyl/Edel, 2014)



Alle radici
Se il segreto per ritrovare l’ispirazione era tornare nei luoghi dove trascorse l’infanzia, prima la casa natia a Montreal in Canada, poi nell’isola ellenica Hydra, buen retiro scelto dal padre negli anni settanta per esiliarsi dal resto del mondo, l’esperimento può dirsi altamente riuscito. Spossato da un paio d’anni in tour e dai discreti successi raggiunti con i precedenti tre album, Adam Cohen aveva bisogno di riallacciarsi con l’ingombrante cordone ombelicale per ricaricare le pile, e se tuo padre si chiama Leonard e di professione è "poeta", tra i più grandi viventi (ma quanto è bello il nuovo Popular Problems di papà?), qualcosa d’interessante lo porti sempre a casa. Registrato direttamente tra le mura delle abitazioni che lo hanno visto crescere, respirando e attingendo nei ricordi (ben impressi in “Fall Apart”), questo quarto album è il frutto della maturità raggiunta di un figlio che la propria strada, tra folk, pop e confidenziale soul, la sta trovando pur senza rinnegare la calda e raffinata poetica di famiglia, dedicata anche al giovane figlio di sette anni. Tre generazioni: il cerchio che si chiude. Tra le sorprese piacevoli dell'anno. (Enzo Curelli) 8





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