giovedì 16 gennaio 2014

RECENSIONE: BRUCE SPRINGSTEEN (High Hopes)

BRUCE SPRINGSTEEN  High Hopes (Sony, 2014)



Mi spiace deludervi. Deludermi. Se siete arrivati fino a qui sperando di leggere una nuova, fresca e magari diversa recensione del nuovo album di Bruce Springsteen, non la troverete. In verità c'è, ingrossata da continui rimaneggiamenti, un working in progress che non ha più senso nella mia testa, non è fresca e diversa ma c'è, e rimarrà nascosta per sempre tra le bozze incompiute del blog. Per scovarla dovreste scassinare il mio profilo blogger (non ne vale la pena, giuro). Ho scoperto che non ha più senso, non importerebbe più a nessuno sapere di queste canzoni, dei miei pensieri a riguardo (anche se alla fine ci casco). E' già stato detto tutto, il contrario di tutto: capolavoro o cagata pazzesca? Cos'è questo disco? Perché? Ha un senso la sua uscita? Stai a vedere che la verità è, poco originalmente, proprio lì, nel mezzo. Posto stretto e impolverato che non interessa mai a nessuno. Come sempre. Ma io adoro il grigio. Quindi: acqua gelida su esaltazioni fin troppo esagerate per un disco di mezzi scarti, assemblato apparentemente (sottolineo apparentemente) senza senso se non tenuto unito dalla presenza della chitarra di Tom Morello e da alcuni canzoni su tematiche di sogno e speranza che affiorano dai testi, poi anche un po' di fuoco a riscaldare gli animi su chi ha gettato fango ghiacciato troppo preventivamente e gratuitamente. Non si fa. Mi ci metto. Mea culpa.
Ecco i miei pensieri ordinati in due post svolazzanti che ho scritto frettolosamente e di getto, e poi pubblicati sul mio profilo facebook a distanza di dieci giorni l'uno dall'altro. Non combaciano. Poco importa. Poco interessa. Prima o poi, ne arriverà un terzo...

29 Dicembre 2013. ( Amazon ci ha messo del suo).
"Che poi…mica resisti. Invidio (!?!) chi arriverà vergine al 14 gennaio. Arrivi a casa alle due di notte, lo trovi, lo scarichi, lo metti immediatamente su CD e ti addormenti alla seconda canzone. Ero stanco, non per altro (o era 'premonizione preventiva'?). Ti risvegli alle otto di mattina e sei già al terzo ascolto consecutivo: scartando tre canzoni (quelle che non mi piacciono proprio) da un disco essenzialmente di scarti e frattaglie, rimangono nove canzoni di cui tre cover, scartando le tre cover (bello ritrovare Bruce ‘on the road’ mentre canta di “strade e puttane” anche se ha dovuto scomodare i Saints), rimangono sei canzoni…sei canzoni valgono un disco? Secondo me no, ma l’operazione (discutibile) è questa. Prendere o lasciare". Vedi P.S.2

10 Gennaio 2014. (Ho tra le mani il CD fisico, più il DVD contenente tutto Born In The Usa live registrato a Londra 2013, quattro giorni prima dell'uscita ufficiale. Sono fortunato?).
"Sono partito prevenuto. Super prevenuto. La presa per il culo era dietro l’angolo. Alla fine mi piace, ha un senso, una logica, segue un suo percorso anche se a tratti va a sbattere, senza mai farsi male veramente però. Coraggioso e temerario, in alcuni punti perfino parossistico, ma in fondo ha fatto quel cazzo che ha voluto. Ma chi siamo noi?
Tom Morello? Prima che il chitarrista a tutto “effetti”: UOMO che sposa in toto le” idee militanti” di Springsteen fin dai tempi dei Rage Against The Machine, soprattutto a quei tempi (sì, vabbè il contratto con la ricca Columbia cozzava con le dure invettive della band), quando erano tra i pochi megafoni di protesta “ad alto volume” dei ’90, quando presero The Ghost Of Tom Joad la rivoltarono come un calzino, la riempirono di crossover senza disperdere la sua forza dirompente, il testo . Questi due si piacciono per quello. Poi se chiami Tom Morello devi fargli fare anche “il” Tom Morello, scratching compresi, anche se nei suoi dischi solisti gioca a fare “lo” Springsteen folk/acustico, il menestrello. Sarebbe stato giusto aggiungere un “featuring Tom Morello” in copertina. Sarebbero tutti più contenti e avrebbe smussato subito tante chiacchiere inutili. Comunque, anche se ne è un fratello “bastardo”, già preferisco questo a Wrecking Ball, che credo sia il disco di Springsteen che ho ascoltato meno, e non perché sia l’ultimo in ordine di tempo…proprio non regge i MIEI ascolti. Spero che nella sua anomalia da istant record che testimonia una breve parentesi di vita- o di noia tra un tour e l’altro, o di mossa commerciale (risposta esatta?)-usando canzoni pescate da una parentesi di tempo molto più ampia, iniziata nel 2001, High Hopes passi per quello che è: un disco spartiacque tra una vecchia fine e un nuovo ennesimo inizio. Quanti possono permetterselo? Ma poi…chi sono io?"

P.S. 1. Una MIA curiosità finale: ma quanti die hard fan di Springsteen hanno mai ascoltato prima Tom Morello? Nei Lock Up (suo primo gruppo), nei Rage Against Machine, negli Audioslave (RATM più Chris Cornell), nei Street Sweeper Social Club (insieme a Boots Ryley), nel progetto solista The Nighwatchman ?

P.S. 2. Le tre canzoni che non mi piacciono
Harry's Place, esce dalle session di The Rising ma potrebbe uscire da quelle di Human Touch e da un televisore acceso con 27 canali e nulla di interessante da vedere e da sentire (soprattutto). Passa veloce. I nuovi personaggi della sua infinita carrellata, meritavano ben altra canzone. Springsteen è già abbastanza popular per essere anche pop (questo tipo di pop con data di scadenza). Appare il sax di Clarence Clemons e qualche punto in più lo guadagna.
American Skin (41 Shots), era perfetta, cruda e agghiacciante nel Live In New York City(2001). Qui no: troppa roba. Rimane uno dei suoi migliori testi degli anni 0.
Down In The Hole. Già sentita nel 1984. Ma compare l'organo del compianto Danny Federici.
Le tre cover
High Hopes degli Havalinas (finalmente arriva il loro momento di fama, anche se con più di vent'anni di ritardo) che già incise e nascose dentro al cd allegato al film Blood Brothers del 1995, quello che documentava la reunion con la E Street Band. Sempre piaciuta, sia l'originale che la prima versione.
Dream Baby Dream dei Suicide che già propose in maniera più convincente in tour passati.
Ritorna ipoteticamente a cavalcare l'asfalto con Just Like Fire Would degli australiani The Saints, un rock abbastanza fedele all'originale che merita un dieci già solo per essere stata scelta e un nove per quel ritorno al Jersey Sound, anche se troppo pettinato.
Le sei canzoni rimanenti
The Wall, con lo zampino dell'amico Joe Grushecky (ecco, il suo ultimo Somewhere East Of Eden contiene tante cose che vorrei risentire da Springsteen). Canzoni così ne ha scritte a decine, ma questa rimane l'assoluto capolavoro del disco.
Heaven's Wall, sorella di Rocky Ground, contiene una infinità di spunti interessanti, peccato siano mescolati così a caso ed in modo disordinato. Tutti pronti per celebrarla nei prossimi live, già vedo le manine alzate.
The Ghost Of Tom Joad. Una canzone perfetta che tale rimane anche con la chitarra di Morello già svezzata a queste note fin dalla versione che ne fecero i Rage Against The Machine nel 1999. Solo un minuto di troppo: quello finale.
La parte centrale del disco, la parte solida, omogenea e compatta: Frankie Fell In Love (mi ricorda il buon rock del sempre dimenticato Lucky Town-1992), This Is Your Sword con il suo retrogusto irish si aggancia alle Seeger Sessions, Hunter Of Invisible Game è in perfetta linea con la sua produzione degli anni 2000.


vedi anche RECENSIONE: BRUCE SPRINGSTEEN-Wrecking Ball (2012)




vedi anche RECENSIONE: TOM MORELLO the NIGHTWATCHMAN-World Wide Rebel Songs (2011)



vedi anche RECENSIONE: DAVID CROSBY- Croz (2014)






1 commento:

  1. Concordo appieno e credo questa sia l'articolo che più di altri dà un senso e la giusta misura di cosa sia "High Hopes",gusti personali a parte chiaramente.Armando(Ba)

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