venerdì 3 maggio 2013

RECENSIONE:SEASICK STEVE (Hubcap Music)

SEASICK STEVE   Hubcap Music (Fiction/Polydor, 2013)

La leggendaria favola d'altri tempi con lieto presente di Seasick Steve è diventata di dominio pubblico. Ora che è stato sdoganato dal grande pubblico, complici i numerosi musicisti che spintonano per suonare con lui-anche su disco come vedremo (tra i primi ci fu Nick Cave)-il settantunenne vecchio bluesman di Oakland ma con base in Europa (Norvegia) non cambia il suo approccio genuino e viscerale alla musica e i rombanti cavalli del motore di un vecchio e amato trattore John Deere che si sentono in  apertura dell'hard boogie Down On The Farm, dove pare trasformarsi nel quarto ZZ Top, vogliono marchiare il concetto, unitamente al testo che non ammette troppe repliche: " Amo l'odore dei negozi di forniture agricole/ un misto di semi, tute da lavoro, olio e tanto altro/ Puoi prendere una nuova pala e un nuovo rastrello/ prendere la tua motosega affilata/ Ma devi attendere/ Sono in pausa Caffè". Sembra quasi di vederlo, come un "maturo" ragazzo di campagna in trasferta in città, mentre esce dal negozio e si dirige verso il trattore parcheggiato con i nuovi acquisti in spalla, così come in Home dipinge i suoi amori con ingenua innocenza (due vecchi trattori gialli e verdi, un anziano cane, e un' arrugginita Chevy 51), aiutato dalla chitarra sudista di Luther Dickinson.
Registrato a Nashville, Hupcap Music -titolo dedicato ad una delle mitiche chitarre che si costruisce con meticolosa cura artigianale, quella ricavata dal manico di una zappa in disuso e due vecchi coprimozzi di ruota (vedi copertina ed esilarante video)-continua a rotolare nella vecchia, semplice, rustica e incontaminata strada del blues (anche se dice di amare più il rock'n'roll), come lo stesso Seasick Steve preme a sottolineare, ribadendo che per la realizzazione del disco non sono stati utilizzati moderni computers ma solo un vetusto nastro analogico. In fondo, caro vecchio Steve non era nemmeno necessario segnalarcelo. Ti crediamo, anche se qualche limata a certe ruvidezze e maggior pulizia sono state apportate: il confidenziale country a due voci di Purple Shadows insieme alla splendida Elizabeth Cook con le pedal steel evocative di Fats Kaplin a creare scenografia e la finale Coast Is Clear, un numero soul/r&b condotto con voce da astuto crooner alla Joe Cocker con tanto di sezione fiati e hammond a condurre il gioco, sono lì a dimostrarcelo e...stupirci anche un po'.
Per il resto, Seasick Steve, a capo basso, un logoro baseball cap calato in testa, camicia a quadri con maniche arrotolate, jeans sdruciti e scarpe grosse, ci regala quello che ci aspettiamo da lui: blues a tutta full band, ora vitaminico (in maggiore quantità rispetto al precedente You Can't Teach An Old Dog New Tricks -2011) quasi volesse mascherare la sua reale età facendo a cazzotti con il diavolo, come nell' autobiografico boogie Self Sufficient Man, nel talkin' blues scatenato di Keep On Keepin' On suonato con la Cigar box guitar, nella pesante e cadenzata The Way I Do dove compare magicamente l'inconfondibile chitarra di Jack White, in Heavy Weight, nella marcia per la libertà Freedom Road; oppure sedendosi comodamente su un vecchio sedile d'auto abbandonato nel mezzo di un campo arato, gambe incrociate, chitarra folkie, mandolino, ukulele (Over You, la speranzosa Hope) e un tramonto rosso che chiama l'oscurità all'orizzonte.
Ad aiutarlo, l'inseparabile compagno di bevute Dan Magnusson alla batteria e l'altrettanto sempre presente John Paul Jones (Led Zeppelin) al basso, voce, hammond, ukulele e mandolino, che evidentemente deve averci preso gusto nel suonare sui palchi di campagna attorniato da galline dopo una carriera da venerata (ma defilata) rockstar.
I giorni passati sui campi saranno pur sempre uguali a se stessi, sette su sette. Però, vuoi mettere?




vedi anche RECENSIONE: SEASICK STEVE-You Can't Teach An Old Dog New Tricks (2011)



vedi anche RECENSIONE: THE REVEREND PEYTON 'S BIG DAMN BAND-Between The Ditches (2012)



vedi anche RECENSIONE: DAVE ARCARI & The HELLSINKI HELLRAISERS-Whisky In My Blood (2013)



vedi anche RECENSIONE: TEDESCHI TRUCKS BAND-Made Up Mind (2013)



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