lunedì 11 febbraio 2013

RECENSIONE: MODENA CITY RAMBLERS (Niente Di Nuovo Sul Fronte Occidentale)

MODENA CITY RAMBLERS  Niente Di Nuovo Sul Fronte Occidentale (Mescal/MCRcords/Universal, 2013)

Non ci sono dubbi sullo spartiacque che la separazione dal cantante Cisco Bellotti, avvenuta ormai nel 2005, abbia creato alla carriera della grande famiglia modenese e al disorientamento venutasi a creare tra alcuni fan di vecchia data rimasti legati al primo periodo (qualcuno anche ai primissimi vagiti con Alberto Morselli). Una separazione che ha permesso però alle due parti di continuare in modo onesto le proprie carriere: a Cisco di inseguire i sogni cantautorali culminati con il bello Fuori I Secondi (2012), pieno di storie di altre epoche passate purtroppo inosservate in questi tempi così veloci, al gruppo di tentare nuove strade musicali per poi tornare alle radici, pur facendo i conti con i continui avvicendamenti di formazione, una prerogativa fin dagli esordi. Grande famiglia non a caso. Grande famiglia anche dopo aver archiviato i festeggiamenti per i quindici anni passati dallo storico esordio Riportando Tutto a Casa (1994), riportato in giro per l'Italia con un fortunato e bel tour e la reunion "per una sera" con Cisco, avvenuta il 25 Giugno 2012 per il concerto dedicato alla loro terra colpita dal terremoto.
Niente Di Nuovo Sul Fronte Occidentale, titolo ripreso dal romanzo di Remarque è uno dei dischi più ambiziosi della loro carriera. Si presenta ricco di 18 canzoni/cartoline divise in modo molto vintage in 2 CD, indicati come lato A (Niente Di Nuovo) e lato B (Sul fronte occidentale). Una divisione voluta per separare in modo piuttosto netto le due anime che hanno sempre convissuto nella band, una più combat rock/folk e sperimentale-comunque lontana da alcune derive elettroniche dell'ultima fase con Cisco-e l'altra più folk/acustica, poetica, per certi versi più tradizionalmente cantautorale.
La formazione è la stessa del precedente disco Sul Tetto Del Mondo: i veterani Massimo "Ice" Ghiacci (basso), Franco D'Aniello (flauti, fiati), Roberto"Robby" Zeno(batteria), Francesco"Fry"Moneti (violino, banjo, mandolino, chitarra), l'ormai super integrato cantante Davide"Dudu"Morandi e i due ultimi arrivati  Leonardo Sgavetti (fisarmonica, tastiere) e Luca Serio Bertolini (chitarre).
Unica defezione: Luciano Gaetani, storico membro fondatore del gruppo che come è rientrato in formazione, presto ne è uscito, pur prestando il suo fiato nella e-pipe (cornamusa elettrica) che compare su Occupy World Street. Da segnalare invece la presenza di Daniele Contardo all'organetto in La Guera D'l Barot, membro dei Ramblers tra il 2003 e il 2005.
Presente e passato, quotidianità e antiche tradizioni si mischiano in un tourbillon di parole, ricordi, pensieri, emozioni, speranze.
Un disco dove le vecchie storie di guerra innaffiate dai fiati mariachi di Niente Di Nuovo Sul fronte Occidentale diventano metafora moderna, i vecchi racconti di fame dei tanti bambini meridionali che nell'immediato dopoguerra furono spediti al nord per essere sfamati ("E pasta nera è perchè dove si mangia in sei si mangia in sette!") tramandati di generazione in generazione a passo di danza di Pasta Nera si intrecciano con le illusorie promesse delle banche e le desolanti pagine di cronaca nera dei tempi moderni.
Dove anche un vecchio violino (Il violino di Luigi) appartenuto al partigiano Luigi Freddi torna a suonare dopo essere ricomparso come un segno del destino da una antica soffitta ferita dal recente terremoto emiliano, dove le voci di libertà che provengono dalla calda primavera araba degli anni 2000 che fa "nascere gelsomini nel cuore del deserto" (nella etnica mediorientaleggiante  E' Primavera) si mischiano con le voci della libertà negata che due t-shirt rosse volevano amplificare a tutto il mondo, quelle che i due tennisti Adriano Panatta e Paolo Bertolucci indossarono nel sanguinario Cile del 1976, nell'unica finale di Coppa Davis vinta dall'Italia ( Due Magliette Rosse).Una finale giocata nonostante il regime sanguinario di Pinochet non fosse visto di buon occhio dal governo italiano ("Due magliette rosse nello Stadio della Morte, due magliette rosse come il sangue nelle fosse, per le donne di Santiago e la loro libertà, sfidarono il potere con grande dignità"). Anche questa pagina di sport è cronaca d'Italia. Un plauso ai Modena per averla riportata in superficie.
Il triste primato italiano delle stragi depistate raccontate nella folkie  Nostra Signora Dei Depistati sembrano stridere con la vecchia avventura del contadino piemontese che rifiutò di arruolarsi per combattere i briganti (La Guera D'l Barot) musicata insieme dalla ghironda occitana di Anna Lometto e cantata dalla voce di Guido Talu Costamagna.
Il lato più rock della loro musica è nelle vene di Davide Morandi, quello che, con un gioco di parole, tocca la rivolta di chi non vuole essere schiavo dei potenti e invita a riprendersi e occupare le strade nell'irish/punk chitarristico alla Flogging Molly di Occupy World Street, lo ska-reggae della poco riuscita Fiori D'Arancio E Baci Di Caffè e la taranta di denuncia Tarantella Tarantò. Il combat/irish-folk suonato inseguendo i maestri Pogues per le vie di Dublino in Kingstown Regatta, gli accenni quasi progressive di C'era Una Volta che vanno a braccetto con il bel folk americano alla Ghutrie/Seeger di La Strage Delle Fonderie che riporta il triste destino degli operai assassinati alle fonderie Riunite di Modena nel 1950, della ballata pianistica sulla sempre dimenticata pagina italiana della Guerra D'Africa (Afro), gli attentati mafiosi che colpiscono gli innocenti  nella crescente tensione musicale della bella Beppe e Tore, i segreti dell'omicidio del diciottenne Federico Aldrovandi, pestato a morte una notte di Settembre a Ferrara da una masnada di "belve in divisa" senza scrupoli e una mamma coraggio che aspetta la verità (La Luna Di Ferrara).
Un disco ricco di storie piccole e grandi, linguaggi diversi e universali, e tanta musica. Come da sempre ci hanno abituato. I Modena City Ramblers continuano ad essere un manifesto importante della musica italiana degli ultimi vent'anni. Un manifesto con una impietosa scritta che si legge ancora Italia ma si pronuncia "vecchia e malandata" come quella rappresentata in copertina. Una Repubblica detentrice di tante storie (con i suoi protagonisti): vecchie, nuove, belle, brutte, dimenticate, depistate, inventate. In un periodo in cui le vie delle nostre città sono tappezzate di manifesti elettorali, io continuo a preferire il manifesto e i fatti di "cronaca vera" raccontati dai Ramblers.


vedi anche RECENSIONE: MODENA CITY RAMBLERS-Sul Tetto Del Mondo (2011)



vedi anche RECENSIONE: CISCO-Fuori I Secondi (2012)





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