lunedì 14 gennaio 2013

RECENSIONE: TAG MY TOE (This Fear That Clouds Our Minds)

TAG MY TOE This Fear That Clouds Our Minds (autoproduzione, 2012)

Il coraggio dovrebbe essere sempre premiato. Fabrizio Zortea (voce) e Riccardo Stura (chitarra e seconda voce) hanno calcato insieme tanti palchi della provincia biellese (e non) suonando nelle più svariate cover band: dagli omaggi demenziali in chiave hard/metal a cose più "serie" come Black Sabbath, Van Halen e l'epopea Crossover/Grunge degli anni novanta convogliati nel loro progetto Baracus. Ora, la rodata amicizia e il coraggio di cui sopra li ha spinti in una impresa tanto curiosa quanto rischiosa, soprattutto qui in Italia per chi, da sempre, è abituato a portare in giro musica propria. Sappiamo tutti quanto i piccoli locali di provincia difficilmente rischino le loro "serate" puntando su qualcosa di originale, ancor più se la proposta non è troppo immediata e commerciale. L'idea è tanto spartana quanto emozionalmente invitante: cercare ispirazione ed estrapolare l'aspetto acustico dai loro idoli musicali, convergendolo in musiche e liriche appositamente scritte di proprio pugno, il tutto con spavaldo spirito DIY, dalla registrazione alla realizzazione dell'artwork, agli strumenti usati. Nel disco troverete solo voce e chitarre acustiche, nulla di più, nulla di meno (un megafono e qualche battito sulla cassa delle chitarre per esagerare). 
Assistendo alla prima presentazione del disco, ho potuto constatare quanto la dimensione dimessa ed unplugged, se presa con lo spirito giusto, possa funzionare, soprattutto quando il cantante Zortea fa valere, oltre alla sua impostazione vocale legata al classico hard rock, la sua indole da cabarettista mancato che stempera ma allo stesso tempo esalta il carattere buio e dimesso del songwriting del gruppo.
Proprio il carattere unplugged di tutte le canzoni porta i primi riferimenti (in particolare nelle armonie vocali) oltre al lato meno assolato della west-coast '70 anche verso le fredde strade di Seattle di metà anni novanta, quelle degli Alice In Chains seduti in cerchio sopra agli sgabelli e attorniati dalle fioche luci delle candele a creare tepore. Nascono così canzoni oscure, dall'arpeggiato crescendo come l'iniziale Something Wicked This Way Comes, dall'umore nero (Black & Six Feet Low) che strizzano l'occhio al man in black per eccellenza, tendende al grigio come in Grey, con  liriche che si soffermano sul trascorrere del tempo tra rimpianti e dura quotidinianità (My Destiny Is Gone, Me Again) o cercando risposte nella fede (If God).
Un sussulto morriconiano- con la profondità vocale alla Mark Lanegan- esce da 45 Rounds, nata per omaggiare l'amicizia tra due vecchi pugili (Nino Benvenuti e Emile Griffith) che per anni si sono combattuti sopra ad un ring ma che il tempo e le disgrazie umane hanno riavvicinato in una profonda amicizia sfociata in solidarietà reciproca. Mentre la strumentale 780 evidenzia tutto l'amore di Stura anche per il carattere intimo del rock (il chitarrista ha anche un progetto personale legato allo Springsteen acustico) e verso un personaggio e chitarrista come Zakk Wylde, che oltre a trapanare le orecchie suonando per Ozzy Osbourne e Black Label Society, è un fine autore acustico come ha dimostrato in dischi come Book Of Shadows, in bilico tra Neil Young e il southern rock acustico.
Un disco che ha bisogno di tempo e ascolti per crescere, pur soffrendo di una registrazione purtroppo non eccelsa, ma budget ed intenzioni erano proprio-e purtroppo- queste. Canzoni che in questi mesi invernali trovano il loro habitat naturale, aspettando qualcuno che creda in questo progetto, magari facendolo crescere come merita.
Se vi capiterà di vederli nell'intimità dei loro live potrete anche ascoltare come suonano Faith No More(Gravedigger), Bob Dylan (Masters Of War), John Hiatt (Down Around The Place), Alice In Chains (Would) e Black Sabbath rifatti alla loro scarna e povera maniera. Intanto, per confermare quanto il progetto sia una cosa seria, voci di corridoio li danno già al lavoro sul successore.

per contatti: http://tagmytoe.webnode.com/




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