giovedì 3 gennaio 2013

RECENSIONE: DROPKICK MURPHYS( Signed And Sealed In Blood )

DROPKICK MURPHYS  Signed And Sealed In Blood ( Born And Bred Records, 2013)

Il precedente Going Out In Style (2011), fu un grande sforzo compositivo. Un concept album che segnava una nuova maturità, acquisita dopo anni di duro lavoro ed un avvicinamento sempre maggiore verso il mainstream rock ed il folk, battezzato dalla bella presenza dell'amico Bruce Springsteen nel traditional Peg O' My Heart. Il "ragazzo" del New Jersey è un esempio da seguire dichiarato dai bostoniani: non è un caso che una loro versione di Badlands compaia nella recente compilation Respect Your Roots Worldwide.
Signed And Sealed In Blood, loro ottavo disco e prodotto da Ted Hutt, in qualche modo continua la lunga strada intrapresa dal gruppo di Boston, quella dove, apparentemente, e sottolineo apparentemente, lo street/punk sembra fare da contorno al folk e non più viceversa come succedeva nel passato, aumentando anche l'altezza dell'asticella del divertimento, tenuto forzatamente a freno in Going out In Style, ma ora lasciato libero di far danni. Il disco perfetto per la sbronza perfetta. Un buon anticipo ci è stato dato sotto le feste natalizie con il singolo The Season’s Upon Us, la loro "atipica" e disordinata canzone di Natale, ritratto delle feste catturato dall'occhio di una sgangherata famiglia e da chi, in tempi di ristrettezze economiche, non ha proprio nulla da festeggiare. I Dropkick Murphys sono pronti ad arrivare ad ogni tipo di pubblico senza snaturare la loro attitudine, anzi. Lo si capisce da subito, ascoltando la consueta chiamata alle armi dell'iniziale e dura The Boys Are Back, una chitarra acustica, una cornamusa (Scruffy Wallace) e un coro che diventa vero anthem sotto la guida delle voci di Al Barr e Ken Casey"I ragazzi sono tornati e sono alla ricerca di guai", quasi un  omaggio agli irlandesi Thin Lizzy, nel titolo. Poi, il veloce macello che sul palco vivrà la sua esaltazione massima. Così come la schegge punk  sparate in Burn, con un banjo indemoniato ed un intermezzo da ballo alcolico e sfrenato dentro al pub sottocasa, o ancora in The Battle Rages On e My Hero.
Un disco ben bilanciato dove l'irish folk e il punk rock si alternano in modo assolutamente democratico. Il loro "duro" mondo proletario è lo stesso di sempre, di quando iniziarono nel 1995 e cantato sempre alla loro inconfondibile maniera: Sing Loud, Sing Proud, come titolarono il loro disco (forse) più riuscito di sempre, quello uscito nel 2000 e che aveva l'altro idolo Shane MacGowan come ospite, e assai lontano dagli estremismi politici e conseguenti scontri che hanno caratterizzato una delle loro ultime tappe italiane a Roma nel Giugno scorso. Cose lontane dalla loro filosofia e condannate senza mezzi termini, dall'alto della loro fede apolitica sempre dichiarata.
Rose Tatoo è la canzone chiave del disco, da dove è estrapolata la frase a titolo dell'album: "This one means the most to me/Stays here for eternity/A ship that always stays the course/An anchor for my every choice/A rose that shines down from above/I signed and sealed these words in blood/I heard them once, sung in a song/It played again and we sang along..."
Puro Irish folk che stringe il cuore e allarga la gola, con la presenza di Country Winston Marshall dei Mumford And Sons al banjo. Un atto di fede verso i propri fan:  tatuaggi indelebili a marchiare la fede e la gratitudine reciproca, ben visibile e immortalata nel booklet.
Il resto? Tanta varietà, divertimento e libertà compositiva: Jimmy Collin's Wake è ballata country/folk, Don't Tear Us Apart e Out On The Town hanno il passo "clashiano", Prisoner's Song si perde tra i cori oi! e la saltellante fisarmonica che conduce le danze, Out Of Our Heads, la traduzione perfetta del loro crossover.
End Of The Night, infine, è la conclusione ideale del disco e di una serata passata con i bicchieri carichi di Guinesss a festeggiare prima dell'ennesimo ritorno (solitario) verso casa in tarda notte. Una ballata '50 dal sapore malinconico che è solo un arrivederci e preludio ad un altro fine settimana che non tarderà ad arrivare, anche questa volta. Un inizio anno col botto! La festa proseguirà il 6 febbraio 2013 all'Alcatraz di Milano per la loro unica data italiana.

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