lunedì 13 agosto 2012

RECENSIONE: RY COODER ( Election Special )

RY COODER  Election Special (Nonesuch Records, 2012)

Provate ad immaginare e proiettare in salsa (rossa) italiana, tutto quello che sto per scrivere fra poco. Rimanendo circoscritti all'ultimo decennio, negli Stati Uniti sono usciti in concomitanza delle elezioni politiche presidenziali: una raccolta di brani messi insieme da una casa discografica (Fat Wreck Chords) che appartiene ai punkster NOFX di Fat Mike dal titolo Rock Against Bush (2004) che raccoglieva, addirittura in due uscite, qualcosa come una sessantina di band rock/punk, ma non solo, schierate apertamente contro il presidente George W. Bush e la sua rielezione; rimanendo in ambito rock, come non citare la trilogia che Al Jourgensen, leader degli industrial/metal Ministry, ha dedicato all'ex rampollo Bush, sbeffeggiandolo in tutti i modi come nella stupenda ed emblematica copertina di Rio Grande Blood-2006, con un George Bush rappresentato come un Cristo in croce e immerso dentro un barile di nero petrolio; il clamoroso e acclamato Vote for Change Tour che nel 2004 ha coinvolto alcuni tra i più grandi artisti mainstream rock statunitensi ( Jackson Browne, Bruce Springsteen, REM, Pearl Jam, James Taylor, Dixie Chicks, John Mellencamp e tantissimi altri) impegnati a scoraggiare la gente nel votare Bush, promuovendo il suo avversario John Kerry, attraverso un giro di concerti itineranti lungo tutti gli Stati Uniti; l'istant-disc di Neil Young, Living with War, uscito nel 2006 che si schierava in modo esplicito contro la guerra in Iraq e il governo Bush, auspicando, tra le righe, l'arrivo di un nuovo leader (Lookin' for a Leader); il sogno di Young si avvererà molto presto con l'avvento di Barack Obama, a cui Springsteen sembra affidare anche i suoi di sogni in Workin' on a Dream (2009).
Ora Barack Obama è giunto al giro di boa del suo primo mandato che non è stato tutto rose e fiori come si sperava, ma negli States c'è chi ci mette ancora una volta la faccia per la sua riconferma. In fondo, visti i precedenti, difficilmente qualcosa di meglio è all'orizzonte. Il 6 Novembre 2012 dovrà vedersela con il candidato/avversario, il repubblicano Mitt Romney.
Questa volta è il turno di Ry Cooder che ad un solo anno di distanza dal precedente Pull Up Some Dust And Sit Down che, in parte profeticamente, ci aggiornava sullo stato di salute finanziario della nostra povera società, fa uscire il suo disco istantaneo, quello da divulgare e consumarsi-apparentemente- entro la data delle prossime elezioni americane. Sperando che il suo sforzo non sia stato invano e le canzoni possano essere ricordate nel tempo, più forti di quel titolo "Speciale Elezioni" che sa tanto di quotidiano cartaceo USA e getta. Ascoltando le canzoni si capisce, però, quanto queste resteranno, eccome. 
Se Cooder sembra vivere da desaparecido il lato prettamente concertistico della sua carriera, l'esatto contrario si può dire dei suoi ultimi dischi che ricordano, invece, un giornale (o meglio, un sito web) in continuo aggiornamento. Dopo le pagine della finanza, ora tocca a quelle di politica interna, proprio quelle che spesso vengono saltate immediatamente in cerca di qualcosa di più scandalistico e meno noioso.
Ecco che in apertura, Ry Cooder vestito da scafato redattore, per attirare subito l'attenzione dell'ascoltatore/lettore ci piazza una ironica Mutt Romney Blues, che non è altro che una visione particolare del viaggio che Seamus, il povero e malcapitato setter irlandese della famiglia Romney dovette sorbirsi durante una vacanza nel lontano 1983: viaggio di 20 ore, sì in compagnia dei padroni, ma dentro ad una cuccia installata sul tetto dell'auto con conseguenze che sfiorarono il ridicolo quando il cane fu assalito da urgenti bisogni corporali. L'episodio diventò talmente famoso che il New Yorker ci fece anche una copertina e la moglie di Romney dovette rilasciare una intervista che finì per peggiorare le cose ed aumentare l'ilarità nazionale. Cooder ci racconta di quel viaggio dal punto di vista del povero setter ("caldo di giorno, freddo di notte/dove sto andando non lo so"), proprio come fece con il gatto Buddy nello splendido My Name is Buddy (2007), in un divertente e minimale folk/blues "nero"."Capisci molte cose da come una persona tratta il suo cane".Dice Cooder.
Si schiera dalla parte di chi occupò Zuccotti Park a New York e contro chi impose lo sgombro, come nell' hard/blues chitarristico di Wall Street Part Of Town che sembra battere il tempo dei migliori Stones, anche se a Cooder di parlare delle pietre rotolanti non va  molto a genio." Anche la vostra città ha la sua Wall Street? Quando arriverà la polizia a mandarvi via, dite loro chi paga i loro stipendi" ; così come il crescente business delle prigioni narrato in  Guantanamo che sembra ricordarci il perchè la coppia Jagger/Richards, ai tempi, voleva proprio Ry Cooder in formazione. "Il primo a suonare un sol aperto davanti ai miei occhi fu Ry Cooder-tanto di cappello , devo dire, dinnanzi a Ry Cooder" firmato Keith Richards.
Ry Cooder non ha peli sulla lingua e non risparmia nessuno, creando una sorta di divisione tra colpevoli e piccoli eroi. Da una parte i colpevoli come i fratelli miliardari David e Charles Koch attaccati in Brother Is Gone guidata dal mandolino. Pessimo esempio da seguire quello dei fratelli arrivisti che sembrano aver stretto un patto con il diavolo che si ripercuote sulla povera gente, dice Cooder; poi, una bella invettiva contro i repubblicani  con Sarah Palin in testa nel country/folk da scampagnata estiva di Going To Tampa; oppure immaginando, nella ballata folk di The 90 and The 9, un dialogo di carattere politico tra un padre e il suo bambino ambientato a Los Angeles: " se parli male di loro, saranno duri con te" a proposito dell'assurda possibilità data agli ufficiali dell'esercito di presentarsi nelle aule delle scuole pubbliche, a propagandare la carriera militare spacciandola come possibile e radioso futuro di vita.

 Ma crea anche dei quadri cinematografici eccezionali: come nella povertà musicale e tradizionalista del  blues di Cold Cold Feelings, dove riesce ad immaginare un Barack Obama, solo e pensoso mentre cammina avanti ed indietro nell'oscurità dell'ufficio ovale della Casa Bianca: "prima di accusare e criticare, cammina qualche miglia nei suoi panni"; oppure l'incedere oscuro e darkeggiante del blues Kool-Aid che narra solo una delle ultime storie di razzismo verso la comunità di colore avvenute in Florida, ultimamente, e che ha visto il presidente Obama intervenire in prima persona.     
Meno vario musicalmente, se paragonato agli ultimi lavori, ma più rigoroso, diretto, vero, rispettoso e fedele alla forma Folk/blues con qualche ben assestata stoccata rock. Cooder, musicalmente non ha più nulla da dimostrare. La sua grandezza è riconosciuta, ora dobbiamo solo ascoltare cosa vuole ancora dirci. Suonato interamente da Ry Cooder con l'unico aiuto del figlio Joachim alla batteria. Election Special, a discapito del titolo, è un disco che rimarrà nel tempo ad indicare il coraggio di un artista che sta disegnando il quadro della società americana meglio di chiunque altro in questo momento.   
Ry Codder sta recitando, e gli riesce molto bene, la parte del vecchio cantore di protesta Woody Guthrie, ma conscio come da lui stesso ammesso, che la canzone politica, al giorno d'oggi, poco può fare per far smuovere le masse. E lo sa bene uno come Bob Dylan a cui sembrano interessare poco le sorti della sua America, forte di una produzione che negli anni sessanta sembra aver detto tutto quello che doveva dire, e capendo prima di tutti che le protest songs a poco sono servite. Ry Cooder, nonostante tutto, non demorde.
Il fantasma di Guthrie sembra apparire anche nel finale rock/blues battente di Take your Hand Off It, scritta con il figlio e che presenta Arnold McCuller ai cori.
Sia Guthrie-nell'anno del centenario dalla nascita- che il nuovo album, saranno celebrati a dovere il 14 Ottobre con un concerto a Washington denominato This Land Is Your Land e che vedrà Cooder impegnato insieme a Jackson Browne, Old Crow Medicine Show, Arlo Guthrie, Tom Morello e molti altri.
Ora, vorrei tornare alla domanda che vi ho fatto all'inizio...





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