giovedì 26 aprile 2012

RECENSIONE: TRAMPLED BY TURTLES ( Stars And Satellites )

TRAMPLED BY TURTLES Stars And Satellites ( Banjodad Records, 2012)

Quando il buon Neil Young vuole suonare rock pesante e veloce, depone violini, banjo e mandolini, chiama a raccolta i suoi Crazy Horse, attacca i jacks delle chitarre elettriche e parte. Ora immaginate una band che di posare i propri strumenti della tradizione non ci pensa nemmeno sotto tortura. I Trampled By Turtles suonano veloci e diretti, evocativi e country, usando i medesimi strumenti musicali, seppur il nuovo Stars and Satellites smorza i toni, rallenta i ritmi, diventando il loro disco più introspettivo, maturo e personale.
Nati nel 2003 a Duluth nel Minnesota, Stars And Satellites è il sesto disco e succede a Palomino, uscito nel 2010, lavoro che li ha spinti verso un crescendo di successi in patria, stazionando per 52 settimane nella top 10 delle classifiche dedicate al genere bluegrass.
Ma il loro è un alt-bluegrass che sa essere fast and furios (qualcuno è riuscito ad appiccicarci sopra il terminne thrash grass), frutto delle passate esperienze nel punk dei membri della band, ma anche più tradizionale, quando a prevalere sono le immagini evocative e i ritmi lenti come proposto in questa nuova raccolta di undici canzoni. I Trumpled By Turtles cercano altre strade.
Registrato nella loro terra, quasi in presa diretta, in una casa immersa nel verde denominata Soleil Pines sulle rive del Lake Superior, il disco risente di tutta la rilassatezza accumulata in un posto lontano dagli stress, cercato e voluto appositamente. I risultati si sentono immediatamente dall'iniziale e notturna Midnight on the Interstate, così lontana dall'urgenza espressiva della nervosa Wait So Long che apriva il precedente disco e dal primo singolo Alone, desolata ed evocativa, che si impenna solamente nel finale. Così come in High Water che cerca nelle ombre la sua anima, condotta benissimo dal cantante, chitarrista e principale songwriter Dave Simonett. Widower's Heart, il folk di Keys To Paradise, il lentissimo walzer della finale e "younghiana" The Calm and The Crying Wind, Beautiful con la grevità del suo violoncello, giocano tutte dalla parte della meditazione, con liriche che si interrogano, in prevalenza, sul passare del tempo e su come, molto spesso, sia bello apprezzare la vita nelle sue semplicità naturali e quotidiane. Riflessioni di chi sta crescendo.
Chi rivuole la velocità dei dischi passati dovrà accontentarsi di Sorry, la strumentale Don't Look Down guidata dal banjo di Dave Caroll e dal violino suonato da Ryan Young (completano la formazione: Tim Saxhaug al basso e Erik Berry al mandolino), Walt Whitman che è una country song corale che aumenta di velocità con il violino ancora protagonista e in fuga, così come la velocità da treno in corsa dell' altra strumentale Risk che piacerà molto ai vecchi fans della band, con il complicato intreccio tra violino, banjo e mandolino lanciati e spediti. Ecco, se c'è una caratteristica che differenzia i Trumpled By Turtles dai tanti gruppi giovani che si stanno imponendo in questo genere (Mumford and Sons, Avett Brothers...), gli arrangiamenti e le splendide armonie sono un grande punto a favore.
Disco da grandi spazi, panorami stellati, guida lenta, meditativa e rilassata con l'imprevisto delle fast songs che potrebbero indurrre a schiacciare il pedale dell'acceleratore in modo improvviso e nei momenti meno opportuni.   

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