sabato 28 aprile 2012

RECENSIONE: EUROPE ( Bag Of Bones )

EUROPE Bag Of Bones ( earMusic/EDEL, 2012)

Con Bag Of Bones, gli svedesi Europe confermano quanto il loro ritorno nel 2004 ( a tredici anni dallo scioglimento), con il sorprendente Start From The Dark, non fu il classico fuoco di paglia di una reunion estemporanea, ma una dichiarazione e dimostrazione di grande carattere artistico, crescita ed il primo mattoncino verso un nuovo futuro ed una seconda parte di carriera che sta raggiungendo e superando la longevità della prima. Togliersi di dosso certi stereotipi che giravano negli anni ottanta e che li hanno accompagnati per lunghi anni, non è stata impresa facile, ma alla fine, bisogna darne atto: ci sono riusciti, eccome. E qui, devo aprire una parentesi per tutti quelli che ancora adesso (mi)si chiedono con quel sorriso malizioso: ma esistono ancora? Quelli di The Final Countdown? La risposta è sì, e sono dannatamente e diversamente meglio di allora. Il ritorno di John Norum, uno che ebbe il coraggio di lasciare il gruppo nel momento di maggior successo, immediatamente dopo The Final Countdown, per percorrere la sua strada di musicista lontano dalla ribalta, ha spostato la loro musica verso quell'hard-heavy/blues suonato con  quella freschezza moderna (non modaiola) che li rende, ad oggi, tra i migliori gruppi del genere e della loro generazione. Tanto da presupporre che la lunga pausa abbia portato solamente giovamenti e benefici.
Bag Of Bones, prodotto dal sudafricano Kevin Shirley ( Rush, Joe Bonamassa, Black Country Communion, Journey, Iron Maiden, Black Crowes, tra i tanti...), per il sottoscritto è nettamente migliore del già ottimo suo predecessore Last Look At Eden(2009), e può tranquillamente considerarsi tra i migliori lavori in carriera degli svedesi (anche se continuo ad adorare il sempre dimenticato Prisoners in Paradise-1991).
L'ispirazione bluesy e sporca della chitarra di Norum ( spesso sottovalutato,ma autore di ottimi dischi solisti) e i suoi numerosi ed ispirati assoli, sparsi lungo tutto il disco, sono la marcia in più degli Europe di oggi. Lo si prova subito, ascoltando la veloce opener Riches to Rags; nel primo singolo Not Supposed to Sing the Blues con il  testo autobiografico e dichiarativo di Tempest, e la presenza di tutte le sfumature musicali che potete trovare nella band odierna; nella stupenda title track dove la gradita presenza dell'ospite Joe Bonamassa alla slide guitar fa la differenza, il masterpiece del disco che ondeggia tra le parti lente ed acustiche e le esplosioni elettriche. Mai come in questo disco gli Europe costruiscono canzoni complesse e stratificate. Le tastiere di Mic Michaeli si ritagliano i propri spazi come in Firebox, roccioso hard '70, non lontano da quanto proposto dalla superband Black Country Communion, con quel sapore orientale dato dal sitar nell'intermezzo centrale, che sa tanto di Led Zeppelin, così come potrebbero ricordare Plant e Page, i due minuti dell'acustica ed unplugged Drink and A Smile, buon lascito della bella esperienza fatta con il tour e conseguente disco Almost Unplugged(2008).
Joey Tempest è sempre stato un signor cantante, cresciuto e devoto agli anni settanta di UFO, Whitesnake, Thin Lizzy e Led Zeppelin ma che non ha avuto paura ad intraprendere nuove strade legate al folk/rock americano, durante la pausa della band. Esperienza servita per far uscire nuovi timbri dalla sua voce. Ascoltare Drink and  A Smile e My Woman My Friend
Tra i pesanti riff di Mercy You Mercy Me in stile Black Label Society, dove Norum non nasconde tutta la sua ammirazione, dichiarata, per il chitarrismo di Zakk Wylde, hard/southern rocciosi (Doghouse) con la sezione ritmica sempre all'altezza guidata da Ian Haugland alla batteria e  John Leven al basso, e canzoni dirette come Demon Head, spuntano il breve intermezzo sinfonico guidato dall'hammond di Requiem, l'oscura e pianistica My Woman My Friend e  la finale ballad Bring It All Home, l'episodio più melodico e gigione del disco, ma costruita con grande classe (nell'edizione giapponese da notare la presenza di una bonus track, l'incalzante e hard Beautiful Disaster ).
Gli Europe con Bag Of Bones si avvicinano ancor di più al calore dell'hard/ blues settantiano (bella ed esemplificativa la cover), che è sempre stato nelle loro corde di musicisti, ma che solo ora sta uscendo in modo naturale e stupefacente. Mai così vicini alle radici degli anni '70, rivisti in chiave moderna e personale da cinque musicisti che si stanno riprendendo la loro rivincita sulla critica, senza rinnegare completamente il loro passato ma soprattutto senza portare in giro pacchiani e pesanti ricordi dei tempi andati, come molte formazioni coetanee tendono a fare. Nulla da buttare in Bag Of Bones.
Ascoltate e, per piacere, toglietevi quel sorrisetto quando sentite nominare il loro nome. Loro sono cresciuti e maturati. Voi?
 

vedi anche RECENSIONE: BLACK COUNTRY COMMUNION-2

5 commenti:

  1. nn vedo l'ora di ascoltarlo...ne ho solo sentito parlare benissimo. Li ho sempre amati ma adesso li apprezzo ancora di più

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  2. lunedì nelle mie mani e orecchie!!!

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  3. bello bel cd di hard/ blues settantiano.. ma personalmente rimpiango gli europe degli anni 80

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  4. Sorprendente e' dire poco!

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  5. L'ho scaricato legalmente e a pagamento da Itunes perchè questa band se lo merita e l'ho comprato ieri, giorno del mio compleanno, in un negozio. Gran bel regalo, ragazzi. Spero di vedervi in tour presto.

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