lunedì 6 febbraio 2012

RECENSIONE: The KENNETH BRIAN BAND (Welcome to Alabama)

The KENNETH BRIAN BAND Welcome to Alabama (Southern Shift Records, 2011)


In fondo, Brian Kenneth non fa paura. Dietro al suo aspetto da componente di una Sludge-Core band, si nasconde un cuore romantico e totalmente devoto al southern/country rock d'annata. Ascoltando le note iniziali del disco, si capisce quanto sia l'amore e la dedizione che questo artista riversa verso il southern rock dei primi anni settanta. Per cui, se la sempre più revivalistica formazione dei Lynyrd Skynyrd, quella che si gode la baby pensione ottenuta nei soli 7 anni di vera attività nei settanta, quella dal sound un po' plastificato e hard degli ultimi dischi (The Last Rebel , a mio avviso, rimane l'unico vero picco della seconda parte di carriera), per intenderci, vi delude sempre di più, un ascolto al tatuato Kenneth è d'obbligo.
Tutto suona vintage in questo secondo disco del gruppo (registrato tra Settembre 2009 e Marzo 2010), dopo l'esordio "Fallin Down Slow". I suoni, il titolo, il produttore e l'immagine di copertina lasciano pochi margini di immaginazione. A metà strada tra The Allman Brothers Band di Brothers and Sisters e la melodia chitarristica dei primi The Outlaws. Proprio dal disco che portò il sound degli Allman verso il country, arriva il produttore Johnny Sandin, un veterano, anche musicista e manager della Capricorn Records, ai tempi. Un vero Guru del Southern sound. Per non farsi mancare nulla, Kenneth coverizza pure Nothin you Can Do, accompagnato dalla voce di Bonnie Bramlett, brano di Dickey Betts tratto da un album solista del chitarrista: il solare Dickey Betts and The Great Southern(1977).
Kenneth Brian (un passato nel metal prima di spostarsi a Nashville, ecco spiegato l'aspetto truce) non picchia mai troppo duro ma lascia ampio spazio alla melodia, anche quando sono le chitarre elettriche a guidare le canzoni come nell'iniziale Something Better, nella cavalcata di Tonight We Ride che ruba qualcosa a Southern Man di Neil Young e nel suo manifesto: Welcome to Alabama, non originalissima a partire dal titolo, ma vera dichiarazione d'amore verso la sua musica e la sua terra.
Per chi nutre dei dubbi sul cuore romantico del buon e tatuato Brian: Last Call e Prayer For Love, sono due delicate country songs; la prima cantata in compagnia della voce femminile di Lillie Mae Rische, la seconda con la slide di di Jason Isbell ad imperversare. Due canzoni in grado di aprire infiniti varchi, portati al culmine dall'esecuzione in solitaria della finale Cry to the Dark con la presenza di Lillie Mae Rischie nel controcanto.
Un disco omogeneo a cui manca, certamente, il guizzo vincente o la canzone da ricordare. Anche se, fortunatamente, lontanissimo dagli eccessi dell'ultimo southern sound tamarro dell'ex rapper Kid Rock, dalla spavalderia di uno Shooter Jennings o dal calderone musicale "pasticciato" di Hank III tanto per rimanere a dei suoi contemporanei.
The Kenneth Brian Band, per ora, sono una fedele ed onesta riproposizione delle grandi band dei settanta. Sicuramente, con il tempo, verrà fuori anche la personalità che gli farà compiere il grande salto. Un ascolto piacevole e legato alla tradizione.

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