sabato 17 dicembre 2011

RECENSIONE: THE PEAWEES (Leave It Behind)

THE PEAWEES Leave It Behind(Wild Honey records, 2011)

Che bell'album Leave It Behind. Avevo perso notizie(per mia incuranza) degli spezzini The Peawees dai primi anni duemila quando li vidi in concerto e mi fecero una gran bella impressione, così diversi da tanti altri gruppi punk italiani dell'epoca con cui dividevano il palco. Con la brillantina del re di Menphis che già spolverava le loro canzoni e la loro presenza sul palco, mi piacquero subito a pelle. Ora li ritrovo, con una trasformazione adulta, che li porta ad abbracciare in toto alcune sonorità '50 e '60 che oltre all'amato rock'n'roll includono tanto soul e r'n'b, alla ricerca di quelle radici musicali di chi ripercorre le strade a ritroso come prima di loro seguirono i Clash di London Calling e ultimamente hanno fatto i Social Distortion dell'ultimo Hard Times and Nursery Rhymes. Su quella lunga strada che parte dal primo pulsante rock'n'roll, si colora dei caldi suoni targati stax, si scontra con la selvaggia scena di Detroit e si sporca della sudicia contaminazione degli Stones in esilio parigino.
Leave It Behind è il quarto album della band e arriva a quattro anni di distanza dall'ultimo Walking The walk(2007) e le tante e positive esperienze in giro per l'Europa che ne hanno accresciuto l'esperienza e le potenzialità.
Hervè Peroncini(voce e chitarra), forte del suo carisma guida il suo combo verso il soul trasudante dal rock'n'roll d'apertura Food for My Soul, con tanto di fiati, verso il vintage rock'n'roll di Gonna Tell, tra rockabilly e i Clash "rapiti" da re Elvis.
Le armoniche protagoniste in Memories are gone e nella rutilante The Place, con tanto di piano alla Jerry Lee Lewis, non nascondono l'intatta energia del passato, presente anche nelle più dirette Danger, battente bandiera Stooges e nel garage rock di Don't knock at my door.
Ma c'è un lato del disco che disegna la nuova anima di questa band che con Leave It Behind osa l'incontro con la grande America. L'impatto è più che credibile. Ascoltando Diggin' the sound sembra di ascoltare l'anima rock'n'roll dello Springsteen di The River, nella nera attitudine di Good Boy Mama, con i suoi cori femminili e la sua lenta andatura dove a mettersi in mostra sono i fraseggi chitarristici di Carlo Landini. La title track Leave It Behind e la finale Count Me Out dimostrano una gran cura dei particolari e sono la conferma che la strada intrapresa dai nuovi Peawees è quella giusta. Dopo anni di ricerca, hanno forse trovato il loro suono.
Un disco che emana calore e che trova il suo giusto trampolino di lancio sopra ad un palco. Tra i migliori dischi italiani dell'anno. Ora che li ho ritrovati cercherò di non perderli più di vista. Me lo prometto.

4 commenti:

  1. Una delle migliri band italiani!! Non vedo l'ora di vederli sul palco a Gennaio!!!!

    RispondiElimina
  2. Grandi! I Peawees hanno fatto centro ancora una volta! Una delle migliori rock'n'roll band italiane di sempre, senza dubbio!

    RispondiElimina
  3. Li conosco da poco tempo e li ho visti per la prima volta sabato 28 Gennaio all'Honky Tonky di Seregno.
    Ispitati come pochi, grandi canzoni, grande voce, sound potente e maturo!
    Senza dubbio la migliore rock n' roll band in circolazione.
    Ora aspetto di vedere il live di "Thee S.T.P." (dopo l'ultimo loro bellissimo album) e il confronto con i "Peawees" sarà d'obbligo!
    Sarà veramente dura per "il Metius" e soci, ma sono fiducioso... ;-)

    RispondiElimina