martedì 16 agosto 2011

RECENSIONE: UFO (Chrysalis Years 1973-1979)

UFO The Chrysalis Years (1973-1979) (box 5 cd, Chrysalis EMI, 2011)


E' il 1973 quando un ragazzino di soli diciotto anni decise di lasciare la Germania dove con il fratello aveva appena messo in piedi un gruppo di nome Scorpions, per entrare in una band inglese con all'attivo tre album, e iniziare un'avventura che li farà entrare nella storia dell'hard rock. Quel ragazzino si chiamava Michael Schenker, la band inglese UFO e la loro avventura è racchiusa in gran parte (almeno la più importante e significativa), in questi 5 dischi (è bene sottolinearlo:in vendita al prezzo di uno!, praticamente) che la vecchia casa discografica di allora ha deciso di mettere sul mercato. 5 dischi che ripercorrono la carriera della band dal 1973 al 1979 ed includono integralmente i 6 album registrati in quei sette anni più parecchie b-sides mai apparse in cd, un concerto completamente inedito (Registrato ad Atlanta nel 1974) ed un libretto di 16 pagine con una intervista attuale a Phil Mogg e le liner notes basilari delle canzoni(mancano i testi).
L'avvento di Schenker in sostituzione di Mick Bolton, cambiò letteralmente la musica degli UFO, che nel frattempo, comunque, riuscirono a conquistare i mercati di Germania e Giappone, abbandonando lo space rock dei loro primi due dischi e indirizzandoli verso un scintillante Hard Rock che farà scuola successivamente, divenendo a tutti gli effetti precursori delll'ancora embrionale Heavy Metal.
L'impatto di un disco come Phenomenon(1974)***** è stupefacente ancora al giorno d'oggi, canzoni come Oh my, Doctor doctor e Rock Bottom sono in grado di travolgere grazie alla funanbolica chitarra hard del biondo tedesco e ai suoi riff , la straordinaria voce di Phil Mogg, un cantante dalla voce calda ed espressiva, spesso dimenticato ma dal valore assoluto e una sezione ritmica guidata dal basso di Pete Way e dalla batteria di Andy Parker. Accanto ad episodi heavy/hard rock ci sono episodi più melodici come Crystal Light e Space Child( con uno Schenker che impazza lungo tutta la traccia), la sognante ballad strumentale Lipstick Traces e blues chitarristici come Built For Comfort. Un piccolo capolavoro senza cedimenti con dieci piccoli classici.
In quegli anni non si perdeva tempo tra un disco e il successivo, ecco così un anno dopo: Force it(1975)***. Sempre prodotto da Leo Lyons (ex Ten years after), il disco farà da trampolino di lancio per la conquista del mercato americano. Compaiono per la prima volta le tastiere che negli anni si prenderanno sempre più spazio. L'iniziale Let it roll è una cavalcata hard che si apre nel mezzo lasciando a Schenker campo libero. Shoot shoot è un nuovo classico da suonare live, Mother Mary e Dance your life away sono due solide mid tempo songs mentre High Flyer è una ballad che esplora il lato melodico.
Da questo disco comincerà anche la collaborazioe artistica con Hipgnosis che ne curerà le splendide e bizzarre copertine.
Mentre in seno al gruppo iniziano a mettersi in mostra i caratteri autoritari dei due leader , il cantante Mogg e il chitarrista Schenker,
che spesso andranno a cozzare contro con i risultati che si vedranno in seguito, il tastierista Danny Peyronel inizia ad avere la sua importanza nella stesura dei pezzi in No Heavy Petting(1976)***. Anche qui comunque non mancano bordate hard come la terremotante e veloce Can You Roll her, Reasons Love, l'apertura hard rock'n'roll Natural thing e il boggie/roll, Highway Lady (composta da Peyronel). In questo disco a brillare di luce propria sono due lenti straordinari come Belladonna con i suoi arpeggi malinconici e la finale ed ipnotica Martian Landscape.
Intanto per tenere a bada l'istrionico e inaffidabile Schenker, gli viene affiancato-precauzionalmente- in sede live, il secondo chitarrista Paul Chapman (proveniente dagli Skid Row di Gary Moore). In Lights Out (1977)****, il tastierista Peyronel viene immediatamente sostituito da Paul Raymond(ex Savoy Brown), tenendo fede alla difficile coesione con un leader quasi dittatore come Mogg.
Lights Out viene considerato il picco artistico e compostivo degli Ufo, anche se io continuo a preferirgli la grezza attitudine di Phenomenon.
Mentre lo stile chitarristico di Schenker si affina sempre di più, anche le canzoni iniziano ad avere costruzioni ed arrangiamenti più complessi e ricercati, Love to love (quasi progressive nel suo incedere) o puntate nell'AOR rock come in Just another suicide. Anche se non mancano canzoni hard come Too hot to handle, Electric Phase o la title track.
A questo punto Schenker inizia la sua personale battaglia con la band a suon di misteriose scomparse alla vigilia di importanti tour e litigi con il resto della band. Droghe e manie personali di grandezza di tutti i membri fecero il resto.
C'è ancora tempo per Obsession(1978)***1/2, un disco ancora sopra la media ma che sposta le coordinate verso l'America. Buoni hard rock come Only you can rock me, Pack it up(And go) ,
Ain't no baby, You don't fool me con la buona prova di Schenker, richiami folk come la breve strumentale Arbory Hill, o ballad orchestrali come Lookin' Out for No1, poco possono fare per arginare la rottura in seno al gruppo.
A questo punto la rottura con Schenker è inevitabile ed il resto della storia degli Ufo verrà riscritta negli anni ottanta alle porte.
Nel 1979 uscirà ancora Strangers in the Night(1979)*****, un live registrato a Chicago in America e considerato ancora oggi il più grande testamento della migliore line-up( Mogg-voce, Schenker-chitarra, Raymond-tastiere, chitarra, Parker-batteria, Way-basso) degli UFO e a tutti gli effetti uno dei
migliori album live della storia del rock.
Un piccolo greatest hits della band in forma smagliante con Schenker strepitoso negli assoli e tutta la band in palla: potenza, melodia, tecnica, anthem, intensità, non manca nulla. Un album senza punti deboli e da tramandare alle future generazioni.







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