giovedì 4 agosto 2011

RECENSIONE: BRUNORI SAS (Vol.2: Poveri Cristi)

BRUNORI SAS Vol.2: Poveri Cristi (Picicca, 2011)

Dario Brunori, dopo aver esaminato tutto se stesso nel primo album "Vol.Uno"(acclamato dalla critica e vincitore del premio Ciampi 2009), getta un'occhiata là fuori, attraverso l'oblò che comunica con il mondo. Un mondo piccolo ma aperto a tutti, fatto di gente comune e storie quotidiane quasi familiari e scopre che i suoi dubbi, le incertezze, le prospettive, le paure sono le stesse di Mario, di Bruno e tutte quelle altre persone che incontra ogni giorno, quando decide che i suoi occhi devono sbirciare, curiosi, fuori dall'oblò.
Escono così quadretti di ordinaria follia raccontati come un articolo di cronaca(rosa o nera a seconda dell'umore), nell'Italia di oggi e dell'altro ieri(quella della sua infanzia). Un moderno cantastorie, un narratore dei nostri tempi che guarda, omaggiandoli in alcuni casi, ai cantautori degli anni settanta, prendendone la semplicità musicale e la forte vena narrativa. Non è difficile quindi che ad ogni canzone si possa affiancare un grande cantautore italiano, ma questo Dario lo sa e ci mette pure alcuni indizi per arrivare a capirlo. E' il caso di dell'iniziale Il giovane Mario, che narra il vero e proprio calvario in tempo di crisi economica di Mario e la sua incapacità ad affrontare la vita arrivando anche ad essere incapace nel togliersela quella vita. La canzone rimanda al miglior Lucio Dalla e il testo ci indirizza proprio lì :"...ma ho tre biglietti della lotteria , amore credimi nell’anno che verrà, ci lasceremo dietro la miseria e la malinconia...".
In Lei, lui e Firenze, una melodia sibillina ci porta dalle parti del primo Luca Carboni e della sua Silvia, quasi un plagio d'autore. Voluto?
Ma anche se durante l'ascolto del disco verranno in mente il suo conterraneo Rino Gaetano (il singolo Rosa che sta popolando in questi giorni, non ha bisogno di commenti), Lucio Battisti e il primissimo Vasco Rossi(quello lontano dall'idea di pensionamento) che si interseca con l'attuale Bugo in Animali Colletti, Brunori Sas vive nel presente.
Autore di tutte le canzoni che con taglio ironico e pungente sono un brillante spaccato di cronaca nazionale, fatta di emigrati che scappano dal sud in direzione nord, per lavoro ma anche per amore in Rosa:

(...Rosa non piangere... dai anche io mi voglio sposare... è che senza un lavoro non si tira a campare... devo prendere il treno per andare a Milano a Torino a Bologna... insomma devo scappare... che qui in Calabria non c’è niente proprio niente da fare... c’è chi canta e chi conta e chi continua a pregare...) ,

il senso di perdita degli affetti (Bruno mio dove sei) e dei sentimenti (Tre capelli sul comò), la routine quotidiana e l'eterna lotta nell'accettarla in Una domenica notte e la tenera, fantasiosa filastrocca metaforica La mosca.
Ospiti alla voce, Dente nella battistiana ed ironica Il suo sorriso e Antonio DiMartino nella già citata Animali colletti:

(...che cosa me ne faccio di questi occhi?... la vita è tutta tua se non la tocchi... non ho una casa ...non ho una donna non ho un cane... non ho nemmeno quattro soldi per andarmene a puttane... che vita infame!...).

Tra minimalismo musicale, rincorse di chitarre acustiche e arrangiamenti di archi e fiati mai troppo invasivi, questo secondo lavoro si distingue dall'esordio anche sotto il profilo musicale, confermando la crescita del suo autore.
Vol.2:poveri Cristi è una fotografia divisa a metà, con una parte in bianco e nero che immortala con una certa vena nostalgica gli anni in cui Brunori è cresciuto e una parte che vorrebbe diventare a colori dove è impresso il presente, ma i colori faticano a splendere e rimangono ancora sbiaditi. Un disco piacevolissimo, dove l'amara ironia stempera quelle normali situazioni di vita che ballano tra il tragico e grottesco divenendo spesso delle montagne insormontabili, anche per il più scafato dei viveur.

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