lunedì 25 luglio 2011

RECENSIONE: GENTLEMANS PISTOLS (At Her Majesty's Pleasure)

GENTLEMANS PISTOLS At Her Majesty's Pleasure (Rise Above, 2011)


Seconda prova per il gruppo britannico, nato nel 2003 a Leeds,con una rilevante e determinante novità in organico che ne fa compiere un bel passo in avanti in qualità e uno indietro nel tempo, rispetto al pur buon esordio omonimo del 2007.
La novità ha un nome e cognome, Bill Steer e un curriculum da veterano della scena metal estrema britannica da metà anni ottanta ad oggi. Dopo aver gettato le coordinate del grind metal in seno a Napalm Death e Carcass, da alcuni anni Steer ha messo in piedi il suo progetto Firebird (anche loro freschi di uscita con il pregevole Double Diamond ), gruppo dedito ad una rivisitazione dei grandi anni settanta di matrice hard rock/blues (consigliato il loro "Hot Wings"-2006-). Non stupisce quindi il suo nuovo ruolo di chitarrista nei Gentlemans Pistols.
Guidati dal cantante James Atkinson, anche produttore , il gruppo si fa portabandiera di una rinascita del hard rock blues in terra d'albione, lontano dai proclami a prima colonna dei grandi magazine inglesi, ma vicini ad una attitudine sporca e senza compromessi che lascia comunque spazio alla melodia.
Steer porta una componente metal debitrice del primissimo proto metal inglese di fine anni settanta, Comfortably Crazy potrebbe benissimo essere una outtake del primo omonimo album degli Iron Maiden mentre Your Majesty strizza l'occhio ai Thin Lizzy di Phil Lynott . Riff chitarristici caldi e pastosi e una sezione ritmica (Stuart Dobbins alla batteria e Douglas McLaughlan al basso) incalzante e senza cedimenti. Il repertorio dei Gentlemans Pistols è vario e attento a toccare tutte le espressioni del rock seventies, Midnight Crawler e Into the Haze si presentano più pesanti e sulfuree lambendo il doom, l'iniziale Living in Sin again e I Wouldn't let you sono due rock'n'roll songs tirate e divertenti. Some girls don't know what's good è un hard/blues al fulmicotone con un break acustico che sa tanto di dirigibile.

Pur essendo il disco di durata abbastanza limitata, nel finale si perde, senza comunque che questo scalfisca la passione e la dedizione dei musicisti coinvolti. Un ascolto più che piacevole dove la parola vintage è usata ancora in modo creativo.

2 commenti:

  1. i Rival Sons prima...e adesso questi Gentlemens Pistols...voglia di Seventies nella Perfida Albione!!
    Belli!!!

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  2. ...e aggiungerei anche i Wolf People...;)

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