venerdì 10 giugno 2011

RECENSIONE: EDDIE VEDDER( Ukulele Songs)

EDDIE VEDDER Ukulele Songs (Monkeywrench Records, 2011)

Già sembra di sentirle le voci dei maligni, nascosti dietro le fronde che danno sulla spiaggia, dicono che Eddie Vedder, queste canzoni poteva tenersele per sè o come minimo continuare a suonarle lì , la sera davanti al fuoco in compagnia del suo ukulule e dei pochi fidati amici, dopo aver trascorso la giornata a surfare le grandi onde del pacifico. Ma chi sono questi maligni? Sicuramente non hanno provato ad entrare nella profondità di certi testi che solo lo scarno accompagnamento di una "bizzaria rivalutata" come l'ukulele riesce a far risaltare, altrimenti persi nel marasma di un qualsiasi palco occupato da un impianto rock.
Perchè le 16 canzoni( anche i 9 secondi di Hey Fahkah) sono un grido di sopravvivenza che non ha bisogno di troppo rumore per essere amplificato. Una rivendicazione di vita dopo qualcosa che è andato storto, un invito a proseguire, più forti di prima.
E' inutile nasconderlo, Vedder mette in musica la solitudine in prima persona, quella stessa solitudine contenuta in Into the Wild. Mentre nella colonna sonora del film era cercata dal protagonista del film e raccontata in terza persona sul disco, con il finale che tutti conosciamo, ora deriva da un divorzio amaro e tocca Vedder a nervo scoperto.
Ukulele songs non è disco improvvisato ma costruito negli anni , un pò bui e travagliati vissuti dal cantante di Seattle. Canzoni nate e messe da parte, da far uscire ad acque nuovamente quiete.
Quel momento è arrivato, Vedder ha ritrovato la serenità affettiva dopo aver smarrito se stesso e Ukulele songs suona come un disco esorcizzante con dei ricordi che non vanno buttati in pasto alle onde ma tenuti in considerazione e chiudere per sempre in un disco, per proseguire più forti di prima. Parole di rassegnazione e rivincita, chiare, escono da Sleeping by myself, Broken Heart, Without you, ricordi di una vita( ...non per sempre) passata in due, duri a morire in Goodbye fino a rivedere la luce (Light Today) con il rumore dell'oceano in sottofondo e una canzone del 1929 come More than you know che si inserisce alla perfezione tra i testi autografi di Vedder. Perchè Ukulele songs è fatto anche di cover "datate" e misconosciute come Once in a while(1937),Tonight you belong to me(1926), Dream a little dream of me(1930) e più recenti e conosciute come Sleepless Nights degli Everly Brothers e la sua Can't Keep, presente in Riot Act dei Pearl Jam, qui rivisitata con l'ukulele e posta ad apertura del disco.

Se i maligni dietro le fronde cercano sorprese, ne troveranno poche e presenti solamente in Longing to belong dove compare il violoncello suonato da Chris Worswich e dalle voci di Chan Marshall( aka Cat Power) in You belong to me e Glen Hansand(the Frames) in Sleepless Nights.
Un diario privato, reso pubblico, un sogno(quello di suonare un intero disco con l'Ukulele) che si è avverato, una profondità che a prima vista spaventa ma che con un buon spirito di immedesimazione può essere raggiunta e dire molto di più degli ultimi lavori( di mestiere) targati Pearl Jam.
I maligni sono avvisati, ora si può tornare in spiaggia a far festa, tutti invitati da Eddie.

1 commento:

  1. ... e lasciamoli parlare questi maligni o per meglio dire sparlare. Ho letto certe recensioni (e commenti) qua e la nel web su quest'album veramente cattive. La grandezza di internet è la sua diffusione ma rappresenta anche il suo limite, ogni persona si sente investita dal "dovere" di esprimere la propria opinione su qualsiasi cosa, molto spesso a sproposito.
    Questo secondo lavoro solista di Vedder è, secondo me, un altro piccolo gioiellino pari al primo Into the Wild. Eddie è un grande talento, c'è poco da aggiungere e a chi non sa apprezzarlo dico soltanto... peggio per voi!

    Pierpaolo.

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