lunedì 11 aprile 2011

RECENSIONE: MIDDLE BROTHER

MIDDLE BROTHER Middle Brother (Partisan Records, 2011)

Sempre difficile riuscire a venir fuori con un buon album, quando i caratteri, le esperienze e l'arte di diversi musicisti si uniscono per formare un'unica entità. Prendendo come metro di paragone i soliti Crosby-Stills, Nash & Young, l'unico supergruppo che ha resistito per fama nel tempo, poco altro rimane. Tornando in tempi recenti, in ambito alternative-folk, l'ultima delusione furono quei Monsters of folk che non mantennero tutte le promesse date anche dall'altisonante e provocatorio nome.

I Middle Brother riescono invece a non stancare per tutta la durata del disco.

12 canzoni che fanno di varietà e freschezza la loro forza, senza essere tuttavia dei capolavori da tramandare. McCauley, Goldsmith e Vasquez, rispettivamente leaders dei loro guppi Deer Trick, Delta Spirit e Dawes lasciano la loro personale impronta in ogni brano.
Dall'iniziale e sognante folk Daydreaming di McCauley, alla seguente Blue Eyes di Vasquez che ruba letteralmente tutto al miglior Neil Young degli anni settanta, in bilico tra chitarra elettrica ed un impianto country/folk. Atmosfere da west coast californiana in Thanks for Nothing di Goldsmith così come in Million Dollar Bill e Wildnerness. Poi delle incursioni nel rock'n'roll anni '50 che danno forza e vigore ad un disco suonato con divertimento e spensieratezza. Middle Brother e il singolo Me,me,me rimandano al primordiale honk-tonk rock'n'roll, mentre Someday con i suoi cori, ci porta alla fun-music della california dei Beach Boys e alle grandi band vocali dei '50. Inclusa anche la cover di Portland dei Replacements.
Brezza fresca che soffia su canzoni calde ed avvolgenti, un progetto che forse rimarrà ancorato a questo solo disco, mantenendo la tradizione che vuole i supergruppi sempre in lotta con la breve longevità dei progetti. Da ascoltare in tutta rilassatezza in questa primavera afosa come non mai. Pensieri azzerati, sole e basta.

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