giovedì 10 febbraio 2011

RECENSIONE: SOUTHSIDE JOHNNY AND THE ASBURY JUKES- Pills and Ammo

SOUTHSIDE JOHNNY AND THE ASBURY JUKES- Pills and Ammo (Leroy Records, 2010)

Questo è il disco che mi sono regalato nel Natale appena passato. Desideroso di cercare qualcosa di caldo, rassicurante ed avvolgente. Una musica che scaldasse cuore ed anima, che non ti lasciasse immobile ma che ti facesse muovere e battere i piedi in ogni situazione della giornata, in ogni luogo e circostanza. Mai autoregalo fu più azzeccato ad assolvere i desideri di cui sopra.
Difficile, veramente difficile, immaginare Southside Johnny in un posto che non sia un piccolo club dall'insegna esterna tanto luminosa e sgargiante quanto buio e fumoso all'interno, affollato di gente festante, con il calore e il sudore che diventano un tutt'uno. Gente festante ed inneggiante un personaggio e la sua numerosa crew che non si risparmiano, incendiando le assi del palco con il loro Jersey sound.
Johnny Lyon, ma per tutti Southside Johnny, non è mai diventato una star del rock come il suo grande amico Springsteen, ma non per questo ha mollato la presa. Al suo fedele seguito di fan ha sempre dato dischi dignitosi, accompagnati da live performances all'ultima goccia di sudore. Rimasto, forse, l'ultimo vero depositario di quel suono denominato Jersey Shore sound, un miscuglio di Soul, R&B e Rock'n'roll che nei primi anni settanta mise a fuoco e fiamme i locali di mezza America.
Bluesman dalla voce calda e sporca quanto basta, con Pills and Ammo, ritorna a pestare il piede sull'acceleratore, facendo uscire un disco ruspante e parecchio chitarristico, semplice e diretto dove le due anime, soul e rock vanno a braccetto.


Rimanere indifferenti alla sua voce è impresa ardua, a partire dalle canzoni più rock come l'omaggio al vecchio rock'n'roll dei '50 di una Keep on Moving, dove un trascinante piano alla Jerry Lee Lewis traghetta una infuocata song che nel testo ricalca tutto l'amore per la musica e fumosi locali di divertimento.
Voce maschia e decisa in Heartbreak City, un rock-blues dove le chitarre di Bobby Bandiera e Andy York fanno furore e in One more night to rock , armonica, chitarre, fiati e la passione che trabocca.

C'è poco spazio per tirare il fiato anche quando le canzoni sono delle ballate che rimandano la memoria all'America di Bob Seger come nella stupenda Lead me on, l'energia musicale cala ma la voce sopperisce a tutto o come nella malinconia di Strange strange Feeling, vita passata e presente che scorre inesorabile.

Quando parte Umbrella in my drink, sembra di vederli Southside Johnny e un altro vecchio amico, vera e propria istituzione del New Jersey, Gary Us Bond, duettare davanti al loro pubblico e cantare il loro amore per il New Jersey anche se è un posto dannatamente freddo come loro stessi dicono. Forse questo il motivo per cui questi personaggi riescono a scaldare i cuori e se serve anche un pò di alcol in corpo per farlo, ben venga.
Avete capito, questo disco è ciò che serve quando le temperature esterne ed interne iniziano a calare, quando il ghiaccio deve essere per forza sciolto e la vostra ricerca di calore non ammette più spreco di tempo.

Nessun commento:

Posta un commento