mercoledì 13 ottobre 2010

RECENSIONE: THE SWORD (Warp Riders)

THE SWORD Warp Riders (Kemado records, 2010)

Se siete in giro per la galassia musicale in cerca di qualcosa di fortemente eccitante da ascoltare, fermatevi per un attimo nel pianeta dei The Sword. Partiti con due album di intransigente Stoner/doom, arrivano alla terza prova con un bagaglio di esperienze che ne hanno modificato in parte l'indirizzo musicale. Spesi gli ultimi due anni ad aprire i concerti di gente "ricca e famosa"come i Metallica, con Warp Riders, complice la produzione di Matt Bayles( già produttore di Isis e Mastodon), riescono ad indirizzare il loro suono verso una componente melodica legata all'hard rock anni settanta che ne arricchisce la proposta. Ascoltando Warp Riders mi sono venuti in mente in alcuni spunti, i Corrosion of Conformity di dischi epocali come Deliverance e i Trouble senza però un grande cantante come Eric Wagner alla voce. Le canzoni ruotano intorno ad un concept fantascientifico che parla di un pianeta della galassia che ha smesso la sua rotazione intorno al sole, vedendosi così diviso in due parti, una esposta costantemente ai raggi solari ed una in perenne ombra, con gli abitanti in cerca della collocazione vitale all'interno del pianeta, con tanto di eroi e cattivi.
Potrebbe sembrare il classico passo più lungo della gamba, ma il concept regge benissimo e la varietà delle canzoni, diversamente dalla monoliticità dei due precedenti lavori, comunque di tutto rispetto, aiutano l'ascolto del disco. Nuove sonorità southern/blues si aggiungono alla componente stoner/doom, portando alle canzoni quella melodia che a stento trovava posto prima, così come la voce del cantante e chitarrista John D. Cronise si arrichisce di nuove sfumature. Ascoltando la canzone scelta come singolo Tres Brujas , non si può non notare, fin dal titolo una certa ascendenza dai conterranei texani ZZ Top.
Cavalcate hard, riff di chitarra massicci, cambi di tempo dove si trovano spunti maideniani come in The Chronomancer II:nemesis, che dopo un' intro lenta ed oscura si trasforma in una cavalcata degna di Harris e soci o i riferimenti alla NWOBHM nella strumentale Astraea's Dream. Bella, infine, la marziale e saltellante Lawless Lands, canzone significativa della nuova strada musicale intrapresa dai texani.




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